Giovanna Ferrero Ventimiglia

Ritratto di una designer milanese nel profondo

La Milano della ricostruzione. È lì che si trova il seme dell’inesauribile energia costruttrice della designer che anche a livello personale porta con sé più  l’impronta del fare che del dire. Interpretazione moderna e bionda di uno spirito meneghino vivace ed intraprendente. Giovanna infatti proviene da una famiglia di ingegneri, architetti ed impresari edili, in poche parole da una famiglia di costruttori, che a Milano e in tutta Italia ha lasciato un’impronta forte e decisa. La stessa bella casa-atelier di Giovanna, gioiello liberty di una città che sa custodire i propri angoli segreti, è stata costruita dal bisnonno della designer: l’ingegnere Alfonso Morganti. Nella Milano del dopoguerra entra in scena invece la figura chiave di questa affascinante storia familiare che intreccia talento artistico e pragmatismo, ovvero il nonno di Giovanna: Renato, architetto e figlio di Alfonso. É in questo periodo, dal dopoguerra, che l’impronta dei costruttori Morganti si fonde, proprio come il bronzo tanto amato oggi dalla designer, con il tessuto urbano di Milano e dell’Italia. Si parte con la ricostruzione della Scala, sventrata dai bombardamenti, ricostruita in tempi record ed inaugurata nel ‘46 con uno storico concerto di Toscanini. Poi arriva il tempo delle prime autostrade che collegano il paese, degli edifici industriali, dell’edilizia “pubblica” con i primi supermercati Esselunga per la famiglia Caprotti  e i grandi magazzini di Rinascente ed UPIM. Sono gli anni voraci di quel boom economico raccontato in bianco e nero dai grandi registi dell’epoca: Visconti e De Sica.

Nel 1951 e nel 1952 la Morganti realizza quella che è, ancora oggi, un’opera rivoluzionaria, sia per l’aspetto progettuale che ingegneristico: i padiglioni Breda alla Fiera di Milano eseguiti in collaborazione con uno straordinario e visionario architetto: Luciano Baldessari. Giovanna ama raccontare che è proprio qui, nel cuore di questa storia familiare che mescola visione ed innovazione, pragmatismo e culto del ben fatto, che nasce la sua ispirazione creativa. Prima come architetta ed artista, oggi come designer di Piccoli Smalti, oggetti di interior realizzati reinterpretando con uno stile assolutamente unico antiche tradizioni artigianali. In primis lo smalto a caldo, grande passione, “giardino poetico” come amava definirlo lui, proprio del nonno Renato Morganti. Recentemente è arrivata anche la fascinazione per la tecnica del bronzo fuso a terra e domani chissà quale altra eccellenza manuale ispirerà la designer ad esplorare la sua creatività in bilico tra sogno, “colore smagliante” (altra citazione del Morganti senior) e rigore architettonico. Gli echi che ritroviamo nei lavori di Giovanna sono tanti. Gió Ponti su tutti, proprio lui che di geometrie e improvvise morbidezze seppe fare una firma inimitabile, a seguire le palette danzanti di Sonia Delaunay e certi spigoli raffinati della migliore Art Deco. Un’idea di lusso voluttuoso nei materiali e negli abbinamenti elegantissimi che richiama alla mente gli interni anni ’20 della decoratrice Eileen Gray. In realtà Giovanna ha sicuramente visto tanto e metabolizzato molto, ma l’ispirazione creatrice continua a trovarla nei suoi personali e passionali talismani estetici: il mare che scintilla di notte, l’ autunno, gli aranci di Rothko che colano nel burgundy, i colori di pietra dura dei ritratti di Modigliani, affusolati come icone, le penombre sensuali della Scala quando inizia lo spettacolo, le luci lombarde di Severini così scomposte e poetiche e poi assolutamente su tutto Milano. Una Milano segreta e frenetica in cui anche il grigio del cemento può diventare vibrante di energia. Quell’ energia bella e sovversiva che la designer porta in tutti i suoi lavori.